MEDITAZIONE: JON KABAT ZINN – INCONTRO LIVE STREAMING 27 APRILE 2020

COLTIVARE LA MEDITAZIONE DELLA CONSAPEVOLEZZA DURANTE I MOMENTI CRITICI

 

Benvenuti alla quinta settimana di questa sorta di ritiro di meditazione globale, in cui io sto sperimentando un nuovo tipo di meditazione che si chiama “impostare sullo schermo la funzione gallery” per guardare i volti di voi tutti. Trovo che sia un modo estremamente profondo per immergersi nella pratica, per fermarsi un attimo e osservare le caratteristiche di ognuno di voi che è qui presente. Consiglierei a tutti voi di provare a farlo. Forse questo potrà essere il nostro nuovo modo per entrare nella pratica, non semplicemente guardando, ma lasciando che i volti di ciascuno di voi entrino nella vostra consapevolezza e abbracciando questa volontà che c’è dietro ciascuno di voi di essere qui intenzionalmente, nonostante le vite siano spesso così frenetiche e scombussolate, soprattutto in questo particolare momento.

Quindi, se volete, prendetevi qualche momento per assumere una postura che incarni dignità, che incarni qualsiasi cosa vi portiate dentro in questo momento. È un po’ di tempo che non lo faccio, ma oggi solo per divertimento suonerò le campane. L’invito è di seguire il suono delle campane, in mezzo al suono del silenzio, in mezzo al vostro pensiero, sotto le mie parole. Prendete dimora nella consapevolezza del corpo e nel vostro respiro, che è un buon ancoraggio, un buon posto per iniziare, un buon posto dove restare. Perché la consapevolezza è consapevolezza, sia che ci stiamo concentrando sulle sensazioni del nostro respiro come oggetto della nostra attenzione, o che ci stiamo focalizzando su qualche altro oggetto. Si tratta della stessa consapevolezza che è sempre incarnata in noi, ed è sempre qui a disposizione. Va bene sia che abbiate gli occhi aperti o gli occhi chiusi.

Per quanti di voi si stanno sintonizzando qui per la prima volta, e non hanno forse idea di cosa sia la meditazione, tenete semplicemente a mente che la meditazione non è come qualsiasi altra cosa a cui vi siete dedicati finora, perché non si tratta di fare nulla di particolare, o di provare specifiche sensazioni. Al contrario è più un invito ad immergervi dentro il fare, senza rincorrere qualcosa o fuggire via dalle difficoltà, o cercare di capire o risolvere i problemi. Per adesso, solo per adesso, siete già qui, e dunque siate qui al 100% nel vostro essere pienamente risvegliati, è la proprietà intrinseca della consapevolezza umana, non limitata in alcun modo dal pensiero. E’ semplicemente uno spazio più ampio in cui poter far convivere le vostre multiple intelligenze, non per risolvere eventuali problemi, anche se in questo momento il nostro mondo è stato messo sottosopra, al contrario per restare con le cose così come esse sono in questo momento, come meglio possiamo. Senza allontanare niente, senza inseguire niente, nei pensieri o nelle emozioni, semplicemente prendendo dimora qui, cavalcando le onde di questo respiro che entra e che lascia il corpo, abitando la consapevolezza momento per momento.

Vedete se riuscite a riconoscere che il fatto stesso di essere qui, il fatto di esservi sintonizzati su questa piattaforma oggi è un atto di radicale intelligenza, e in definitiva di amore. E per ora, anche nel mezzo di questa pandemia che rende tutto ciò che facciamo più difficile e più vincolante, anche in questo momento possiamo essere semplicemente qui, senza lottare con nulla. È assolutamente essenziale per noi imparare ad assorbire tutto e allo stesso tempo coltivare un’equanimità che può aiutarci e servirci quando è il momento di agire.

Ma adesso che stiamo coltivando la consapevolezza in questa pratica di meditazione formale, semplicemente siate. Semplicemente, restate con le cose esattamente come sono, piacevoli nella misura in cui potrebbero essere piacevoli e spiacevoli nella misura in cui potrebbero essere spiacevoli.

Stiamo stendendo un tappeto di benvenuto per tutto questo, e stiamo coltivando la chiarezza e l’equanimità semplicemente riposando nella consapevolezza delle cose esattamente come sono.

Per quelli di voi che sono nuovi alla pratica della meditazione, qualunque cosa stia facendo la vostra mente va bene così, per cui anche se non riuscite a ritornare sul respiro, o se la mente vaga in luoghi che vi sembrano caotici o faticosi, il fatto che ve ne siate accorti, che ne siate consapevoli, non solo è sufficiente ma è addirittura perfetto. Quindi, meglio che potete, restate in contatto con questa consapevolezza e poi riportate la mente su qualunque cosa possa aiutarvi a concentrarvi sulle sensazioni del respiro nell’addome o dovunque li sentiate più vividi. Sappiamo che la mente ha per sua natura un suo peso, e va bene così, possiamo semplicemente tornare al respiro ancora e ancora, o a qualsiasi altra cosa abbiate fatto oggetto della vostra consapevolezza. E se la mente vaga mille volte in un secondo non c’è problema, ogni volta cercate semplicemente di registrare i pensieri che la attraversano, e poi tornate a questo momento, a questo respiro, esercitando il “muscolo della consapevolezza”, facendone la base di partenza, la vostra modalità predefinita, nella maniera più lieve possibile e, allo stesso tempo, come se la vostra vita dipendesse solo da questo. Perché in qualche modo è così, sappiamo che le nostre vite dipendono dalla nostra capacità di stabilire un’intima connessione con la natura della nostra mente, con la possibilità di non rimanere imprigionati o accecati dalle nostre paure o dalle minacce esterne e interne.

E tutto questo è possibile se siamo disposti a fare un certo tipo di lavoro interiore, che sembra quasi essere il contrario di ciò che ci appare normale, sembra essere addirittura una follia, ma se al contrario siamo disposti a seguire non il dito, bensì il punto dove il dito indica, è proprio l’esatto opposto della follia, è il luogo in cui risiedono effettivamente la sanità mentale e la chiarezza, che erano in realtà già qui presenti e a nostra disposizione.

Come va il vostro corpo in questo momento? Come lo sentite mentre notate che non vi è alcuna separazione tra la consapevolezza e la consapevolezza del vostro corpo? Com’è il vostro cuore in questo momento? Potete comprenderlo e sentirlo attraverso la consapevolezza, istantaneamente, senza alcuno sforzo. Semplicemente possiamo prendere dimora qui, ed essere consapevoli, riposando nella consapevolezza di non sapere cosa accadrà nel momento successivo, o la prossima settimana, o il prossimo mese, sentendoci quindi a nostro agio, sapendo di non sapere. Si tratta di un rifugio sicuro, anche ora che ci troviamo ad affrontare questo ritiro forzato, a restare nelle nostre case, possiamo sentirci realmente protetti dai danni esterni ed interni, nonostante tutto, nonostante tutte le intemperie, le turbolenze, l’incertezza, la malattia, la morte.

E quindi lasciate che questa consapevolezza si sposti adesso nel fare, nel vivere le vostre vite momento per momento, perché non esiste una separazione tra la meditazione e la vita vissuta. Quindi ancora una volta non suonerò le campane perché come ho detto più volte non c’è davvero fine alla pratica della Mindfulness, poiché essa è inseparabile dalla vita stessa, non esiste un momento in cui la consapevolezza non possa essere esercitata, ad eccezione forse di quando cadiamo nel sonno profondo.

E prima di rispondere alle vostre domande volevo segnalarvi un articolo pubblicato recentemente su Nature, una tra le due o tre principali riviste scientifiche al mondo. Si tratta di un articolo relativo alla Mindfulness, il cui titolo è: “La Mindfulness attiva l’altruismo”, e descrive una sorta di studio che è stato effettuato su alcune categorie di persone con determinati parametri socio-economici. Alcuni gruppi di persone sono stati invitati a partecipare a una meditazione guidata, e a donare poi una somma di denaro a piacere da destinare a un’organizzazione benefica. Si è trattato di una breve meditazione online e lo studio ha rilevato che, per quanto breve, la meditazione ha effettivamente avuto un effetto profondo sui partecipanti, e ha più che raddoppiato la quantità di denaro che è stata raccolta. Tra l’altro la ricerca ha rilevato che i più giovani, quelli al di sotto dei 25 anni, e le persone appartenenti alla comunità ispanica sono state le categorie che hanno maggiormente contribuito alle donazioni. Si tratta solo dell’ennesima testimonianza dei rilievi scientifici, esponenzialmente aumentati sulle riviste scientifiche e mediche negli ultimi vent’anni, che dimostrano quanto la Mindfulness stia realmente contribuendo ad indirizzare la realtà in un senso diverso, soprattutto in un momento di crisi come quello attuale, in cui abbiamo necessariamente una lezione da imparare per poter far fronte a questa pandemia e alle altre che di certo giungeranno ancora in futuro.

Ginny: Ciao Jon, grazie per questa incredibile esperienza. Io pratico da molti anni e ho sempre iniziato la mia meditazione partendo dal visualizzare l’occhio della mente. Spesso quando effettuo il body scan raggiungo un profondo stato di consapevolezza e mi succede poi che inizio a giudicare l’esperienza. Comincio a pensare che è meraviglioso, e dunque voglio condividerlo con altri. Vorrei quindi scriverlo a qualcuno con dei messaggi, ma poi devo ritrovare la strada della consapevolezza, rendendomi conto che probabilmente non è questo il modo migliore per condividere la mia esperienza. Però anche quello è un giudizio, e quindi in questo momento sto provando a trasformare il mio concetto di meditazione…

Jon Kabat-Zinn: Beh io non uso molto il termine “occhio della mente”. Ultimamente lo sto a usando soprattutto durante la pratica del body scan, perché vorrei incoraggiare le persone a sentire le diverse parti del proprio corpo dal di dentro, e ho utilizzato l’espressione “dissolversi nell’occhio della mente”. E con questo intendo lasciare andare una parte del corpo per poi focalizzarsi su un’altra parte, ma l’espressione occhio della mente è solo un’espressione come un’altra per indicare il risveglio, la consapevolezza, perché la maggior parte delle volte noi non stiamo vivendo nel nostro corpo, piuttosto viviamo nel concetto che abbiamo del nostro corpo. Il fatto che tu abbia condiviso la tua esperienza, questo desiderio in qualche modo di “pubblicizzare” la tua consapevolezza, non è certo meno importante della consapevolezza del ginocchio, del respiro o di qualsiasi altra parte del tuo corpo, perché anche quella è consapevolezza. È la tua consapevolezza a far sì che tu ti congratuli con te stessa per aver avuto quell’esperienza, e poi improvvisamente perdi quella consapevolezza, e questa è una delle bellezze della pratica della Mindfulness…  Non si tratta infatti di un ideale a cui dobbiamo tendere, si tratta semplicemente di un posto in cui possiamo dimorare e navigare, in modo da prendere le cose semplicemente così come vengono, senza creare nessun tipo di idealizzazione di cosa debba essere la “buona pratica” della Mindfulness, magari dandoci poi una pacca sulla spalla, dicendoci che abbiamo meditato bene, o al contrario pensando “se non avessi fatto questo oggi sarebbe stata una buona pratica”. Si tratta di cose senza senso, perchè l’ultima cosa che dobbiamo fare è pensare che meditare significhi raggiungere un particolare stato della mente o del corpo. Grazie per la tua condivisione.

 

Griffin – San Francisco: Io volevo condividere questo: ho partecipato ad un ritiro molto tempo fa, uno di quei ritiri molto intensi, dove a si medita per 8 ore al giorno per 11 giorni consecutivi, e arrivi a quello stato d’animo in cui senti una sorta di luce, ti proietti quasi in una dimensione differente. Ricordo di aver pensato che se avessi potuto continuare a meditare avrei mantenuto quel mio stato permanentemente… Ho notato che la differenza, che personalmente apprezzo molto, tra te e tante altre guide spirituali, diciamo così, tanti altri guru che ho visto in giro, è che gli altri di solito promuovono la propria spiritualità, la possibilità di raggiungere lo stesso stato in cui si trovano, seguendo i loro insegnamenti, mentre tu sei una delle poche voci lì fuori che al contrario afferma che noi siamo già “tutti interi”, che siamo già completi e felici così come siamo.

Jon Kabat-Zinn: Ti ringrazio davvero per aver sollevato questo argomento, perché anche se gli insegnanti cercano di non farlo, in realtà gli studenti lo fanno spesso, e in molte tradizioni l’insegnamento che viene trasmesso è quello di tendere al raggiungimento di un certo stato, ed è lì che gli studenti vogliono giungere. E tuttavia è proprio questo ad essere il più grande impedimento. Il Sutra del cuore, che io continuo a citare, che è l’insegnamento cardine del buddhismo, è che non c’è un posto dove andare, niente da fare, e nulla da raggiungere, ma provare ad insegnare questo significa rendere impossibile la consapevolezza, perché anche se ci sei molto vicino non potrai mai arrivarci perché ti stai imprigionando nel suo concetto piuttosto che viverla, che abitarvi.  Quindi l’idea è di cambiare il tuo punto di vista, di non guardare il dito che punta la luna, ma la luna stessa, o di non pensare di essere arrivato a San Francisco mentre sei arrivato solo al cartello che indica San Francisco, mentre la città dista ancora 400 miglia da dove sei in realtà. È questo il cuore della meditazione buddhista, l’idea di non essere duali di essere, già interi. Sei già tu stesso Buddha, devi semplicemente comprendere quello che questo significa per te.

Griffin: Sì, la mia idea è che ci sono molti insegnanti, molti guru che promuovono le tradizioni buddhiste, ed è come se si trovassero in un’altra dimensione, in uno stato differente dal nostro. Cosa pensi di questi insegnanti?

Jon Kabat-Zinn: E’ tutto vero, esistono delle persone particolarmente spirituali che riescono a raggiungere una dimensione diversa, ma alla fine questo potrebbe non esserti utile affatto per raggiungere quello che tu vuoi. Ciò non significa che non esistono persone che abbiano questo tipo di poteri psichici, ci sono diverse testimonianze di esperienze di questo genere, ma il fatto di proiettarli su altre persone non necessariamente potrebbe aiutarle ad affinare le proprie capacità di amore, di gentilezza e di compassione. Nessuno di queste persone può dire “io sono speciale, tu dovresti essere come me”. È esattamente il contrario, non c’è niente di speciale in me, io sono esattamente come te. Semplicemente, mi sono allenato a coltivare il muscolo della gentilezza amorevole e della compassione. Dunque ciò che importa non è quello che tu stai facendo per la Mindfulness, ma è quello che la Mindfulness sta facendo per te!

 

Rita – Spagna: Ciao Jon, vorrei ringraziarti innanzitutto. Io mi trovo a Saragozza in Spagna, ma in realtà vengo dal Brasile, da San Paolo. Ho vissuto in molti posti per via della mia carriera militare. Oggi per me la pratica è stata molto intensa, perché sto attraversando un momento particolare, un processo molto difficile. La mia vita è cambiata molto, e queste pratiche fatte con persone provenienti da tutto il mondo mi fanno sentire come se stessi in famiglia. Mi sento davvero come se dovessi ogni volta incontrare la mia famiglia a quest’ora. Oggi ho pianto per la gratitudine, per la percezione di sentirmi nel posto giusto in questo momento, di fare la cosa giusta, di vivere davvero il momento giusto. È una cosa che condivido anche con mia figlia, anche il mio cane che in questi giorni sta meditando con me. Non so se posso dare un nome a questa sensazione, forse direi che è un’illuminazione, perché io la sento proprio come se fosse così, quest’opportunità di stare con tutti voi. Avrei moltissime domande da porti, ma ascoltandoti durante le sessioni precedenti hai sempre detto che se poniamo le domande a noi stessi possiamo già avere le giuste risposte, perchè possiamo cercarle in noi stessi. Io sto seguendo costantemente il mio percorso di Mindfulness, anche grazie al mio tutor Allen, che mi sta aiutando moltissimo. Sabato c’è stato il primo ritiro silenzioso online, qualcosa per me di veramente nuovo, perché non ho mai fatto niente online, ed ero molto preoccupata, mi sentivo molto ansiosa, mi chiedevo se stessi facendo bene, se stessi facendo male, però poi tornavo sempre a me stessa, confidando che sarebbe andato tutto bene, ed è stato bellissimo perché sono stata in grado di vivere quel ritiro e di lasciare da parte tutti i pensieri e tornare al momento presente. È stato una sorta di miracolo, qualcosa di preziosissimo, quindi volevo semplicemente condividere questo con voi.

Jon Kabat-Zinn: Grazie per questa tua condivisione. Tu hai citato la parola “illuminazione”, che ha qualcosa a che fare anche con quello che Griffin stava dicendo prima, perché c’è un certo qual modo in cui tutti noi pensiamo alla pratica della meditazione, per cui tutti vogliono essere illuminati, ma nessuno sa cosa effettivamente significhi esserlo. Quindi stiamo cercando di raggiungere qualcosa che non sappiamo effettivamente cosa sia, a causa della nostra ignoranza, dell’illusione, dell’avidità e dell’avversione. Io credo che possa essere utile non parlare di persone illuminate, o di stati illuminati che possono essere raggiunti, ma sarebbe più prezioso capovolgere questo punto di vista, e parlare invece dell’infinito numero di possibili momenti illuminati che sono sempre disponibili, in ogni singolo momento che viviamo. E la pratica della Mindfulness è quella volontà senza tempo di risvegliarci senza la storia di noi stessi, senza pensare alle parole di un maestro zen, del Dalai Lama, o di Madre Teresa, o ad altre storie romantiche a cui noi attribuiamo di solito così tanti significati speciali, ma in cui realtà in realtà non c’è niente di speciale. Il che lo rende al contrario speciale in maniera quasi folle se decidiamo di spostarci a nel dominio della poesia e della consapevolezza. Grazie per la tua condivisione.

 

Volker – Germania: Ciao Jon io sono un’insegnante di Mindfulness, mi chiedevo: a volte tu usi parole come “perfezione”, spesso dici “voi potete essere perfetti”, o “il momento può essere perfetto”, ma molte persone fraintendono il significato di cosa possa essere la perfezione.

Jon Kabat-Zinn: In realtà io non uso la parola “perfezione”, perché la perfezione è qualcosa che stai cercando di ottenere, invece io dico che voi potete essere perfetti proprio come siete, con tutte le imperfezioni della vostra mente, e siete quindi imperfetti con le vostre imperfezioni. Il che significa sostanzialmente essere quello che sei. Puoi chiamarlo perfetto o imperfetto, e in entrambi casi stai commettendo un errore, perché stai cristallizzando una condizione che invece in realtà è dinamica. Stai giudicando, stai valutando. Dobbiamo essere molto attenti al modo in cui utilizziamo il nostro linguaggio.

Volker: Quindi tu intendi che perfetto significa essere intero?

Jon Kabat-Zinn: Sì esatto, interi, completi. Quando teniamo i nostri corsi di MBSR, o nelle sessioni all’ospedale, diciamo sempre a tutti: fintanto che stai respirando, dal nostro punto di vista va bene così, non c’è niente di sbagliato in te, non importa cosa c’è di sbagliato nella tua mente. Quando invece smetti di respirare, questo sì che è un problema!

Volker: Se posso vorrei farti un’altra domanda. Io sto cercando di comprendere a fondo le attitudini della consapevolezza. Una di queste è la fiducia. Quando tu parli di restare a casa, anche nell’insicurezza e nella catastrofe, è a questo tipo di fiducia che ti riferisci?

Jon Kabat-Zinn: Beh, non è che abbiamo altre alternative… 🙂  l’alternativa quale sarebbe quella di non fidarsi? Quando parlo di fiducia io intendo di comprendere l’attualità, non significa giudicare se è buono o cattivo. La fiducia è un invito a trascendere la simpatia o l’antipatia, per comprendere e accettare le cose così come sono, e quindi confidare nella vostra capacità di chiarezza. Ciò non significa confidare in tutti o essere amici di tutti, ma nel momento in cui ti fidi del tuo istinto, della tua intuizione, già stai seguendo la tua consapevolezza. Molte persone invece non lo fanno, e finiscono nei guai perché credono che fiducia significhi essere sempre gentile o disponibile, ma ci sono alcune circostanze in cui noi non possiamo farlo, in cui è necessario fare attenzione e proteggerci. Ad esempio adesso tutti noi dobbiamo proteggerci dal virus indossando le mascherine… Prima qualcuno ha detto che stare qui insieme è come sentirsi in famiglia, e anche per me è così. Di certo quando ho cominciato a dedicarmi a questa pratica online non avevo idea di come sarebbe stato, ma si tratta di un qualcosa di emergente, è una sorta di necessità che emerge da ciascuno di noi. L’importante è che non lo trasformiamo in qualcosa di ideale, in un qualche ideale di ciò che dovrebbe essere. Dobbiamo semplicemente accettarlo così com’è.

E come ho detto più volte spero che voi non stiate semplicemente trovando il tempo di collegarvi qui per questa pratica di meditazione formale, ma che lo stiate facendo durante tutta la giornata, anche solo per 30 secondi prima di svegliarvi completamente e di mettere i piedi fuori dal letto…

 

Oh aspettate sta entrando mio nipote. lui è Timmy. Quello che stavo dicendo è: semplicemente fate in modo che tutta la vita sia pratica della meditazione. Vedete anche Timmy è d’accordo!!