Sessione di Meditazione Mindfulness Livestream con Jon Kabat-Zinn 4 Maggio 2020

COLTIVARE LA MEDITAZIONE MINDFULNESS DURANTE I MOMENTI CRITICI

Benvenuti all’inizio della sesta settimana di questo “ritiro forzato di meditazione mindfulness” che sta avendo luogo spontaneamente durante questa pandemia del COVID19, in un periodo in cui tutte le nostre aspettative sono state completamente capovolte. Quindi, qualsiasi cosa vi stia portando qui in questo momento e in questa comunità virtuale, una comunità che io sento come tale più di qualsiasi altra comunità a cui sia mai appartenuto, seguite semplicemente il suono delle campane, che segnano formalmente l’origine della motivazione che vi ha portati qui, a trovare questo tempo per stare insieme nella nebbia che si è sollevata ora nelle nostre vite.

Confidando dunque in ciò che ci ha portato qui insieme, nella delicata intenzionalità  e nella consapevolezza, che è un radicale atto di sanità mentale e di amore, con tutte le cose esattamente come sono, stendendo un tappeto di benvenuto per tutto ciò che arriva, abbracciando tutto questo con la consapevolezza, qualsiasi sia il modo in cui voi vi troviate a immergervi in questo atto radicale di non-fare, di amare e, semplicemente, di essere, nella vita che si svolge in questi tempi così difficili. Senza ignorare quanto essi siano difficili. Sapendo che a volte ciò che emerge ci sfida ad entrare profondamente in relazione con la compassione per noi stessi, con il nostro cuore spezzato.

Riposando nel non-fare, momento, dopo momento, dopo momento. Come se tutto dipendesse solo da questo. Di certo voi non sareste qui se non lo sapeste già, ma è bene ricordarlo a tutti noi che siamo qui insieme, ascoltando quello che è qui per essere ascoltato.

Non so se il microfono sta cogliendo il cinguettio degli uccelli che sono fuori dalla mia finestra, ma le mie orecchie certamente lo stanno ascoltando, stanno raccogliendo e sentendo quello che è qui per essere percepito, sentendo quello che è qui per essere sentito, e conoscendo quello che è qui per essere conosciuto. Non concettualmente, non cognitivamente, al contrario in una maniera più che verbale, più che cognitiva, in maniera intuitiva. Si potrebbe dire che è un’intuizione, un’altra caratteristica della nostra capacità di sentire la nostra esperienza.

Il silenzio può essere un’idea, un universo incredibilmente ricco. L’immobilità può essere uno spazio realmente infinito.

E, meglio che potete, apritevi a questo momento e alla vostra vita come essa è in questo momento, abbracciandola come abbraccereste un bambino che potrebbe aver bisogno di essere calmato, di essere rassicurato, di sentire che c’è qualcuno che si prende cura di lui Sapendo che la consapevolezza è quella che è sempre stata qui, presente.

Che tutti voi possiate essere liberi dai pericoli interni ed esterni, in qualsiasi misura possibile.

Che tutti voi possiate essere liberi dai momenti dannosi che voi stessi state probabilmente creando.

Possano tutti gli esseri viventi essere liberi dai pericoli interni ed esterni, in qualsiasi maniera possibile.

Che tutti noi possiamo insieme trovare dei modi per navigare la vita, in modo da minimizzare gli impulsi della paura e della rabbia.

Che noi tutti possiamo trovare un infinito numero di modi per massimizzare il benessere per noi stessi, per gli altri e per il mondo intero.

Per ora, semplicemente, consentiamo ai nostri cuori di dissetarsi nell’enormità delle circostanze in cui ci troviamo, sia collettivamente che individualmente, e riconosciamo la bellezza degli altri e quella di noi stessi, discernendo le differenze che ci sono tra le persone, e nelle categorie che noi stessi creiamo per classificare le persone.

Possa il mondo beneficiare della nostra volontà di esercitare il muscolo della consapevolezza, e di aprire il cuore e le menti, per quanto possibile, e di amarci in questo presente che darà nuova forma al nostro futuro.

Ciò che definirei come il fondamento etico di questa pratica è il dono di comprendere che nessuno di noi è in realtà ciò che pensa di essere, così come gli altri non sono ciò che noi pensiamo essi siano. Siamo molto, molto più immensi e più misteriosi delle nostre narrazioni, e quando è possibile coltivare una mente che non si attacca nulla, non si aggrappa a nulla, allora davvero possiamo contribuire a guarire questo mondo da tutti i mali che lo attraversano.

Quindi adesso aprite pure gli occhi, io non suonerò le campane che rappresentano simbolicamente il termine della pratica formale, perché come ho detto diverse volte, la vita stessa è meditazione.

 

Adesso magari, guardando sullo schermo e scorrendo i volti delle persone che sono qui insieme a noi, riflettendo sull’umanità presente che è incarnata in questo momento, fermiamoci qualche minuto prima di cominciare la nostra sessione di domande e risposte, per chiederci come stiamo? Come ci sentiamo, soprattutto in questo momento? Come stiamo gestendo questa situazione in cui ci troviamo a vivere in un isolamento forzato? Osservando quanto quest’isolamento forzato sia allo stesso tempo un atto radicale di compassione per noi stessi e per gli altri, ma anche causa di profondo sconforto, perché non sappiamo quando finirà. E poi riportiamo alla mente tutte le volte che ci siamo sentiti annoiati, o irritati, o esasperati, le volte in cui abbiamo trattato le persone che più amiamo in maniera anche solo lievemente meno gentile del dovuto, perché siamo tutti bloccati, ci sentiamo tutti imprigionati. E notiamo se siamo in grado di metabolizzare la nostra reattività, il nostro tormento, le incertezze, le paure. Abbiamo una grande opportunità, per poter crescere e affrontare ciò che verrà quando tutto questo sarà finito. Non sappiamo quando, ma accadrà, e allora indovinate un po’? Saremo di nuovo tutti qui, e non saremo diversi da ora, la mente umana sarà sempre la stessa, il cuore umano sarà sempre lo stesso. E come ho già ripetuto milioni e milioni di volte, dobbiamo considerare questa occasione come un’opportunità per comprendere come possiamo prenderci cura di noi stessi e degli altri, come possiamo creare per le generazioni che verranno un futuro migliore, che sia meno tossico di quello che abbiamo adesso.

Amy – Los Angeles: Ciao Jon, grazie per questa opportunità. Io pratico da circa tre anni. Sono mamma di un bimbo di quattro anni e mezzo, che presenta una serie di condizioni cliniche e comportamentali alquanto complesse, e il mio problema ovviamente riguarda come gestire la mia genitorialità e lo stress correlato, in modo da poter, diciamo così, cavalcare le onde delle sue condizioni. Sicuramente la meditazione mi ha aiutato moltissimo, soprattutto ad “immergermi” nel momento presente, non importa quanto esso possa essere difficile, e a sentirmi radicata, sapendo che quel momento passerà. Mi ha molto incuriosito un riferimento che hai fatto la scorsa settimana in merito alle Quattro Nobili Verità, perché io naturalmente vorrei che mio figlio fosse libero dal dolore, o che fosse almeno in grado di gestirlo, di eliminare la propria sofferenza, ed ero molto interessata alla parte in cui tu hai parlato dell’attaccamento. La mia domanda quindi riguarda come poter eliminare quell’attaccamento al desiderio, quando sei un genitore, perché quando tu vedi soffrire tuo figlio a causa di patologie e dolori cronici, com’è possibile non restare attaccata al desiderio di ridurre la sua sofferenza, e come posso rimanere, nonostante questo, connessa e presente con mio figlio.

Jon Kabat-Zinn: La verità è che ancora una volta io non ho avuto quel tipo di esperienza come genitore e quindi non sono realmente la persona giusta per poter rispondere alla tua domanda, ma se dovessi darti una risposta, ti direi che tu non puoi eliminare quel dolore, e fintanto che sei madre lo sentirai, e sentirai la sofferenza di tuo figlio, così come tutte le afflizioni che crea ovviamente la tua mente, per cosa gli riserverà il futuro e per tutto ciò che accadrà e che tu ancora non conosci. Questo riguarda tutte le persone che presentano delle gravi… a me non piace usare la parola “disabilità”, diciamo diverse abilità, quelle persone che creano degli universi enormemente interessanti, che sono validi allo stesso modo in cui sono validi gli universi in cui noi vogliamo che i nostri bambini si muovano, e in cui possono essere, diciamo così, “accettati”. Io credo che cercare di sfuggire a questa situazione non sia saggio, perché non c’è un modo di uscirne veramente. Ma esiste una possibilità di liberazione, il potenziale per un certo tipo di libertà, che però non diminuisce di certo la sofferenza. Quello che può fare però è contenere quella sofferenza, abbracciarla in maniera più saggia. Lui adesso ha quattro anni e mezzo, quindi è già un essere pienamente incarnato…Beh in realtà io credo che lo siano nel momento stesso in cui nascono, forse anche prima! C’è uno studio molto interessante condotto nell’UCSF (Università della California, San Francisco, ndr) da Elizabeth Blackburn, che nel 2009 vinse il premio Nobel per il suo lavoro sui telomeri in merito alla senescenza delle cellule e all’invecchiamento cellulare. Nell’ambito di questo studio sono state fatte alcune scoperte effettuando dei test su genitori che vivono condizioni simili alla tua, cioè genitori che hanno dei figli con diagnosi molto complesse. Dividendo i genitori in due gruppi sulla base dei punteggi relativi al loro modo di affrontare lo stress, lo studio ha rilevato che quelli che avevano dimostrato maggiore capacità di consapevolezza per affrontare lo stress, e quindi per gestirlo diversamente, si rivelavano essere più longevi degli altri, con una differenza media di 7 anni di vita in più! Dunque anche da quello studio è venuto fuori che la consapevolezza può essere considerata uno strumento fondamentale per affrontare meglio lo stress, e io non riesco ad immaginare una situazione più stressante di quella di avere un bambino in simili condizioni, della necessità di gestirlo in modo che tutto questo non distrugga le nostre vite, o ci tolga letteralmente anni di vita. Ci sono tante famiglie che si trovano nelle stesse condizioni, ed è stato dimostrato che la Mindfulness può effettivamente aiutarle a gestire questo stress. Io credo che ci sia una promessa enorme nel fatto stesso che tu abbia trovato questa strada, qui, e che stai praticando insieme a noi, in questa sorta di comunità emergente. Riguardo alla tua domanda, intendo dire che sì, è fattibile, purché si sia disposti a fare un certo tipo di lavoro. Nessuno dice che quel lavoro sia facile. Anzi è ancora più difficile il non-fare, perché devi impegnarti nell’attualità della tua esperienza di vita, e nell’esperienza di vita di tuo figlio, che comprende anche il non-sapere, soprattutto quando la tua mente inizia a pensare al futuro e ti fa crollare, immaginando realtà infinitamente dolorose e avverse. Non so se questo può aiutarti…

 Amy: Sì Jon, grazie. Mi aveva incuriosito il tuo riferimento all’attaccamento, soprattutto per quanto riguarda il desiderio. Spesso quando mi trovo a parlare con i medici riguardo alle possibili terapie e ai possibili trattamenti medici da scegliere, mi proietto completamente nel futuro, e io invece sto cercando il modo di tornare sempre al presente, che ovviamente non è così piacevole. E ho pensato quindi che forse l’idea di eliminare l’attaccamento, che c’è nelle Quattro Nobili Verità, non è così raggiungibile da tutti. E credo che per me, in quanto madre, sia biologicamente impossibile.

Jon Kabat-Zinn: No, infatti non è possibile. Ma ciò non significa che tu non riesca a riconoscere i modi in cui questa cosa può esserti utile, e a scoprire che esistono diversi tipi di attaccamento. Naturalmente nessuno può eliminare l’attaccamento che c’è tra una madre e suo figlio. Il problema è che spesso quando si parla delle Nobili Verità o di altre “storie” si tratta di semplici narrazioni, che non fanno altro che aggiungere cose all’attualità delle circostanze e delle situazioni. Ecco cosa insegnava Buddha, ad esempio, nella Prima Nobile Verità, che il problema non è la sofferenza che c’è sempre, è bensì il modo in cui noi ci relazioniamo ad essa che fa tutta la differenza del mondo. Quindi l’attaccamento che esiste tra te e tuo figlio è un qualcosa che ci sarà sempre, e che cambierà momento dopo momento. Ciò che voglio sottolineare è che le risposte che io cerco di dare alle vostre domande non rappresentano la fine della storia. Voglio dire che esiste sempre un intero universo di possibilità, e noi stiamo semplicemente sporgendoci a guardare in quell’universo di alternative infinite che ci sono e che possiamo trovare per affrontare le situazioni. Io dico sempre che dovremmo semplicemente provare a stendere un tappeto di benvenuto a tutto ciò che arriva, non si tratta di una cosa facile, ma della possibilità che abbiamo e che riconosciamo di vivere la vita così com’è, nella sfera delle infinite condizioni possibili, nelle catastrofi ma anche in tutta la sua bellezza.

Simon – Regno Unito: Ciao Jon, io sono collegato da Manchester, in Inghilterra. Ho avuto il piacere di incontrarti circa un anno e mezzo fa, durante un progetto relativo alla Mindfulness che tu hai realizzato qui in Inghilterra. Volevo ringraziarti per averci dato l’opportunità di affrontare questo periodo di stress, è davvero un supporto incredibile, te lo dice una persona che ha sofferto di ansia per tanti anni, e i tuoi insegnamenti sono stati davvero di grande aiuto. Mi scuso per questa domanda, probabilmente è una domanda da principianti…

Jon Kabat-Zinn: Non esistono domande da principianti, o anzi sono le migliori domande 🙂

Simon: Mi riferisco a quello che tu hai detto più volte riguardo a come noi idealizziamo spesso la pratica formale. Io cerco di portare la pratica nella mia vita, ho due bambini piccoli e, per fare un esempio, quando passo del tempo con loro cerco di farlo con consapevolezza, però questo mi mette molta pressione, in un certo senso mi distraggo, non sono sicuro che quello che sto dicendo abbia senso…

Jon Kabat-Zinn: Sì, ha molto senso quello che stai dicendo. È meravigliosa questa tua domanda, perché in qualche modo si ricollega alla precedente domanda di Amy. Sai, noi siamo a casa con i bambini, specialmente in questo momento, e i bambini sono ciò che sono fin dall’inizio della loro vita. Quindi la domanda che dobbiamo porci è: qual è il nostro incarico karmico come loro genitori? Come possiamo nutrirli in modo da consentir loro di vivere la propria vita autonomamente? Quello che io ho trovato utile per me, sin da quando tutti e tre i miei figli sono nati, è stato considerarli da subito come dei piccoli maestri zen viventi, che erano stati paracadutati nella mia vita per spingere tutti i miei tasti, e prendermi in giro, soprattutto riguardo a delle particolari idee che avevo, per esempio, su come dovesse essere la vita familiare, riguardo alla cena, riguarda all’ora di andare a letto… E poi loro riportano la realtà vera nelle nostre vite, e quindi semplicemente ci rendiamo conto che quella è la pratica, loro sono gli insegnanti, allo stesso modo in cui noi siamo i loro insegnanti, in questa relazione molto complessa. E invece ci fissiamo sulla necessità di portare la consapevolezza nelle nostre vite, rendendo così le nostre reazioni spesso artificiali, e creando di fatto delle sovrastrutture su come la meditazione, la consapevolezza e la pratica informale dovrebbero essere, trasformando tutto in una caricatura. Naturalmente lo facciamo tutti, perché non possiamo fermare le narrazioni nella nostra testa, e tuttavia possiamo ricordare a noi stessi che è solo una narrazione ed è appunto quello il momento della consapevolezza. Come insegnerebbero i monaci tibetani, è come se fosse una bolla d’aria che emerge dal fondo di una pentola d’acqua bollente, e alla fine quando risale in superficie in qualche modo ti libera, e tu non devi fare assolutamente niente. È quella quindi la consapevolezza, è come il tocco delle dita sulla bolla d’aria, che in qualche modo ti libera senza che tu debba far niente, se non semplicemente lasciarla andare. La consapevolezza consiste proprio nella tua non- reattività ed è un modo molto liberatorio di vivere la vita. I bambini ti offrono ogni giorno miliardi di opportunità per affrontare questa danza, questa sorta di coreografia incredibilmente stimolante, sia per i genitori che per i bambini, e quindi avere dei bambini in casa è come andare a meditare in un monastero tibetano chissà dove, magari pagando chissà quanto, mentre grazie a loro puoi ricevere gratuitamente lo stesso tipo di allenamento e di pratica. E l’unico prezzo per l’ingresso è l’amore. Dato che stai chiamando dal Regno Unito mi sono tornate in mente le parole di Winston Churchill, anche se naturalmente furono pronunciate in un contesto completamente diverso, ma che credo possano essere utilizzate anche per i genitori “Ho dovuto rimangiarmi le mie parole molte volte, e ho sempre trovato quella dieta molto nutriente”…

Simon: Personalmente apprezzo molto le benedizioni quotidiane, e provo ad utilizzarle anche durante il tempo che trascorro con i bambini. A volte penso “questo può essere perfetto, può avere un effetto positivo”… Ma naturalmente ciò non significa che otterrò di sicuro un risultato…

Jon Kabat-Zinn: Beh, questo è il giusto modo di prevenire il cosiddetto attaccamento, perché ogni volta che noi ci attacchiamo all’idea di un risultato facciamo di tutto per farlo accadere, ma questo stesso attaccamento non farà altro che affondare la nostra barca ogni volta e farci affannare di più. Tu non devi fare niente, non devi cercare di respingerlo o di rimproverarti per averlo fatto ancora una volta. È proprio quella la relazione amorosa che dobbiamo avere con la pratica, e quindi da questo punto di vista non puoi sbagliare, o in ogni caso se sbaglierai dovrai semplicemente resettare tutto e ricominciare. Grazie Simon, divertiti con tutto questo…

Adesso, se questo fosse quel programma radiofonico andato in onda per tanti anni sul National Public Radio, gli speaker avrebbero detto ironicamente “grazie per aver perso un’altra ora del vostro tempo con noi”. Milioni di persone lo hanno ascoltato per anni, perchè era così divertente ricevere consigli sul motore o la carrozzeria della propria auto. E invece nel nostro caso credo che quello che stiamo facendo qui sia un po’ più interessante, per cui posso dire ironicamente che anche noi oggi abbiamo “sprecato” un’ora perfettamente buona insieme. Probabilmente se qualcuno si collegasse durante la pratica potrebbe addirittura pensare che non stiamo facendo niente, soprattutto quando io tendo a praticare in silenzio. Questa è la stessa cosa a che spesso mi hanno detto durante i corsi di MBSR, in special modo le persone che appartengono al settore sanitario e a quello assicurativo, che quando vengono in aula durante i corsi e vedono le persone sedute o distese mentre eseguono ad esempio il body scan, alla fine mi chiedono “davvero stiamo pagando per questo? Per non fare niente? Perché qui ci sono tanti pazienti che sembrano non fare assolutamente niente, o che semplicemente sono addormentati…” Ebbene la risposta è sempre stata: sì, state pagando per questo, e probabilmente non state pagando abbastanza, dovreste pagare molto di più. Anche solo perché spesso noi siamo deprivati del sonno, o non abbiamo neanche abbastanza tempo per rilassarci e lì ad esempio le persone riescono a trovare un po’ di relax e di pace per poter finalmente dormire. Ma la maggior parte delle persone che partecipano a questi programmi non si stanno rilassando, non stanno dormendo. Al contrario, si stanno risvegliando.

 

Quindi, prima di terminare questa pratica, come ho detto già diverse volte, è importante al mattino, già dal momento in cui ci risvegliamo, ricordarci di riposare per qualche minuto nella posizione del cadavere, sentire le mani e i piedi almeno per qualche respiro, cercando di realizzare che ci stiamo rimettendo nell’universo delle sensazioni del corpo, e far riconnettere la mente, per affrontare la giornata. Ad esempio può essere molto utile praticare il mindful yoga, specialmente all’inizio della giornata. Spero nelle prossime sessioni di poter effettuare una pratica di mindful yoga anche se la vedo molto difficile 🙂